00 25/09/2013 13:51
Un po’ per nostalgia, un po’ per spolverare i ricordi sono andato a rileggermi un po’ di scritti del passato di Daniele Ostorero. Sono passati (velocissimi) dieci anni dal suo primo intervento (e 12 da quando è nato il sito) e mi sembra naturale fare un po’ il punto…del Punto.
In definitiva in 10 anni non è cambiato niente ma niente di niente, un poco credo per merito della finta crisi finanziaria che sta svuotando da parecchio tempo le menti e le realtà di questo nostro bel paese, un po’ perché la nostra mentalità non è mai cambiata. Ma non cambia da mai, forse non è mai cambiata da quando è stata unita l’Italia stessa.
In dieci anni io ho perso una buona percentuale di capelli e quei pochi rimasti stanno lì ogni giorno a ricordarmi che la vita passa, le occasioni ci sono ma l’essere umano non è fatto per i grandi cambiamenti. Anzi, non è fatto per i cambiamenti, piccoli o grandi che siano. Subisce il tempo e spera in attesa…di Godot. Che, naturalmente, non arriverà mai.
Queste mie poche righe non sono qui come lista di quello che si è fatto di buono o cattivo ma vuole essere piuttosto una bella linea dritta, del tipo scordiamoci il passato e valutiamo se esisterà un futuro. il punto è “Se”.
Vabbè, dai la lista comunque è presto fatta: ci sono sempre stati due campionati che corrono paralleli come due linee che non si incontrano mai e niente può essere fatto per farle incontrare. Uno sport eccezionale per spettacolo e tecnica da sempre relegato nel dimenticatoio, per colpa nostra ovviamente. Perché non siamo capaci di andare d’accordo neppure e soprattutto su un forum e di unire gli intenti, figuriamoci nella vita reale. Tranne in qualche raro caso. Perché non partecipiamo, non c’è mai un obiettivo comune, perché ci basiamo sulle parole del primo che sentiamo al telegiornale anziché verificare di persona i fatti e così andiamo al bar a parlare di fatti che non conosciamo con le parole di un altro o per tristi luoghi comuni. L’italiano medio, autocrossista o meno che sia, non è capace di vivere in equilibrio con se stesso e con gli altri e quindi è destinato a subire più degli altri paesi le crisi, morali o economiche che siano. E soprattutto, come Fonzie, non siamo capaci di dire: “Ho sb…hosbbb…ho sbagliato…!”

Prospettive?

Probabilmente l’impianto numero uno in Italia (da voci sentite in pista che mi confermerete o meno, magari sono cavolate da bar) si dirige verso altri lidi, si parla di rallycross di livello mondiale con munifici sponsor. Se fossi in loro valuterei se dare ancora spazio alla cenerentola degli sport motoristici, a questo punto. Per quanto riguarda gli altri impianti, rimane come sappiamo bene, la bellissima Gonars. Però ci fermiamo lì. Tom e Gio le hanno provate tutte, ha ottenuto grandi risultati ma forse non è bastato e anche loro stanno capendo che “cambia tutto per non cambiare niente” di gattopardiana memoria.
E se l’obiettivo fosse vincere l’europeo? Stessa cosa, è ben dimostrabile che da soli (vedi Alex ma anche gli altri che ci hanno provato), non si va da nessuna parte, specie se non si gareggia, si arriva con la vettura pronta solo il giorno prima delle verifiche e non si svolgono lunghi collaudi per perfezionare vettura e pilota. Però a questo punto, visti i fatti, il risultato sportivo passa comunque in secondo piano.

Per quanto riguarda la UISP, anche lì ho visto in dieci anni poche modifiche alla mentalità; calendari, gare e classifiche che vanno un po’ cercate qua e là, la credenza assurda che qui su autocrossitalia siamo dell'altra federazione e quindi si riducono gli interventi al minimo indispensabile, qualche filmato ogni tanto che spunta grazie a volenterosi appassionati e mai qualcuno che si metta a commentare e farci conoscere veramente quello che succede sui campi di gara. Questo, sì, manca. Ci manca un Daniele Ostorero o un Bollo della UISP. Quand’anche Daniele credo che si sia stufato di scrivere e ricevere pochissimi feedback di ritorno.

L’unica luce che vedo in questo momento è la formula nuova che sta portando avanti l’ASAL. E’ una luce spendente perché per la prima volta apre le porte veramente a tutti. Sarà un singolo evento (per ora) ma si prospetta come una rivoluzione, la rivoluzione del “tutti insieme appassionatamente”. Che sia la chiave di volta per cambiare per sempre l’autocross?
E soprattutto ha senso pensare di cambiare qualcosa che non è cambiato praticamente mai?

Un po’ per questo marcato senso di disincanto che oramai porto dentro dopo tanto faticare invano, un po’ perché mi sto dirigendo “anche” verso altri sport, ho vagamente pensato di chiudere il sito, specie in questo ultimo periodo, ve lo confesso. Basta tempo perso, roba da aggiornare, inserire, curare, leggere, moderare…ma chi me lo ha fatto fare per dodici anni!?! Però poi mi ricordo dei tantissimi amici con cui ho condiviso tante emozioni e tanti ricordi. E anche dei tanti detrattori, perché no, verso i quali ho il dovere morale di rompergli le scatole ancora un po’ e fargli perdere tempo dietro la tastiera, cercando di portare a galla i problemi, anzichè insabbiarli come sarebbe più comodo fare.

Nella vita come nell’autocross “Chi la dura la vince". Ma cosa scrivo, è chiaramente una balla colossale! Dovrebbe essere modificato in: “chi la dura almeno ci ha provato!”. E tanto mi basta per riprendere fiato e per non smettere di amare questo sport. E spero anche che voi.

Hasta l'autocross. Siempre.