00 06/12/2013 17:21
Commento sagace, caro Roberto. Ma "la prudenza" in se potrebbe eventualmente essere categorizzata in due guise ben differenti:

- La prudenza intesa come arroccamento intimo che ha il codardo per evitare il confronto con la realtà, con la competizione della vita, allo scopo di non mostrare a se stesso apertamente di non essere adatto ad uno scopo: il mediocre non osa non per evitare di fare del male ma per evitare di dimostare di non essere capace di una azione, grande o piccola che sia. E ciò è negativo, se fossimo tutti così mediocri, non oseremmo uscire di casa rendendo di fatti la realtà un triste trascinarsi verso la morte. Questo credo, voglia significare Nicolas Eymerich, personaggio immaginario creato dallo scrittore italiano Valerio Evangelisti, inquisitore crudele, inflessibile, altero, tormentato.

- La prudenza intesa come capacità di capire i propri limiti. E allora sì, questa è una prudenza positiva perchè l'intelletto, correttamente valutando la realtà ,la modifica fino al punto in cui crea virtù e benessere. Un concetto di "arrivare al limite" senza mai superarlo pur avvicinandolo, quasi raggiungendolo. E questo credo che sia un modo di intendere più simile a quello che poni.

Sono due concetti intrinsechi, diversi, che permeano l'essere umano, due sfaccettature dello stesso istinto, uno positivo, l'altro negativo, come lo sono lo Yin e lo jang, il giorno e la notte, il bianco e il nero, una Lancia Delta Integrale Evoluzione e una Dacia Duster.